In maniera inversamente proporzionale alla semplicità funzionale del mezzo considerato, la bicicletta, la mobilità ciclistica rimanda a problematiche organizzative complesse, se non altro per il fatto che l’occupazione della carreggiata stradale, deputata agli spostamenti, avviene in promiscuità tra diversi mezzi, in larga parte automobili. La massa e la velocità sono gli elementi fisici che caratterizzano fortemente le due modalità: la prima, che vede la bici che pesa poco e va piano, la seconda, con l’auto che pesa tanto e va veloce. Con l’aumentare della velocità la forbice di massa tra i due mezzi si dilata enormemente a favore della seconda, dando luogo a condizioni di sicurezza estremamente critiche, ovviamente a danno dell’utenza più debole. Ciò è significativamente evidente nelle rotatorie urbane, modelli viari infrastrutturali realizzati al posto degli incroci semaforizzati per fluidificare il traffico. L’opportunità che può sembrare ovvia per le auto non lo è per niente per le bici che in questi contesti, proprio per la bassa massa e la bassa velocità, diventano esposte a un elevato rischio di collisione. Di questo si discuterà venerdì 27 ottobre, alle ore 14,00, nella tavola rotonda dedicata al tema “Rotatorie urbane” organizzata nell’ambito del III anno del Corso di Design, curata da Luciana Mastrolonardo, di cui al corso di Laurea in Architettura attivo presso l’Università D’Annunzio di Chieti-Pescara. Ci sarò per un contributo come OSMOCI, Osservatorio sulla Mobilità Ciclistica.
Nell’occhio delle rotatorie
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